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Psicoterapia Analitica Archetipica
Cos’è la Psicoterapia Analitica Archetipica
“Psico-terapia” viene dal greco “psichè” (anima, soffio vitale) e “therapeia” (cura): “fare
psicoterapia” significa quindi “prendersi cura dell’anima”.
La psicoterapia analitica, su cui si basa la terapia junghiana, si fonda sul riconoscimento e la valorizzazione dell’individualità al fine di attuare un processo trasformativo, che permetta la piena realizzazione della propria personalità, la sua naturale destinazione.
“Fino a quando non avrai reso conscio l’inconscio, quest’ultimo dirigerà la tua vita e tu lo chiamerai destino”
Carl Gustav Jung
Terapia Junghiana
La terapia junghiana non si focalizza sul sintomo, ma sulle dinamiche che stanno alla base del sintomo.
Il sintomo rappresenta in forma simbolica il disagio, è un campanello d’allarme che segnala un blocco al processo di individuazione e pertanto richiede riflessione, comprensione ed elaborazione.
Il lavoro dell’analisi cerca dunque di elaborare gli ostacoli, interni o esterni, che impediscono a ciascuno di “diventare pienamente se stesso”.
La psicoterapia è un percorso, un viaggio dell’anima, che può benissimo essere intrapreso da persone che stanno già bene con lo scopo di imparare a stare ancora meglio.
La terapia junghiana si basa sull’interpretazione dei sogni, sulle libere associazioni, sull’elaborazione delle fantasie del paziente e sulla relazione con il terapeuta.
L’approccio archetipico elaborato da James Hillman arricchisce la psicoterapia analitica introducendo un nuovo punto di vista sull’uomo, un nuovo modo di vedere le cose.
In questa visione, i disturbi psicologici appartengono, non solo all’individuo ma, al mondo stesso.
La terapia è in questo senso una rilettura dei propri disagi, attraverso le immagini della psiche, che al tempo stesso compaiono nei miti, nei riti nelle arti e nei sogni. Quindi le sofferenze individuali vengono situate su uno sfondo archetipico e l’analisi è l’esplorazione delle immagini e una revisione della storia in una trama diversa.
